Errori (domanda di Sabine Fischer,
Fondazione Scienze e Politiche, Berlino).
Signor Presidente, Lei è stato
molto critico verso le politiche dell’ Occidente a proposito delle sue
relazioni con la Russia. A dire la verità, molti temi da Lei toccati richiedono
una discussione critica approfondita. Allo stesso tempo sappiamo che in ogni
rapporto (fra paesi come fra persone), entrambe le parti fanno errori. E dunque
ho una domanda. Quali sono gli errori politici che, a parer Suo, ha commesso la
Russia nelle relazioni con l’ Occidente nel corso degli ultimi 15 anni e cosa
deve essere fatto, quali conclusioni devono essere tratte per il futuro di
queste relazioni?).
Vladimir Putin – Il nostro
errore più serio nelle relazioni con l’ Occidente è stato un eccesso di
fiducia. E il vostro errore è stato che avete inteso la fiducia come debolezza,
e ne avete approfittato. Quindi è necessario lasciarsi tutto ciò alle spalle,
girare pagina e andare avanti, costruendo le nostre relazioni sulla base del
reciproco rispetto e trattandoci l’un l’altro come interlocutori alla pari che
esprimono valori alla pari.
Futuro della Russia
Vladimir Putin – Dobbiamo
rendere la Russia molto flessibile e altamente competitiva. Flessibile in
termini di forma e di metodo di governo, flessibile in termini di sviluppo di
una economia che sia preparata ad affrontare il futuro, in termini di
introduzione di tecnologia avanzata, di creazione di opportunità e di loro
utilizzo. Inutile dire che dobbiamo rinforzare le nostre capacità difensive e
migliorare il nostro sistema politico in modo da renderlo un organismo vivente
e svilupparlo e tenerlo complessivamente aggiornato. E in tema di tecnologia,
la persona alla mia sinistra, il fondatore di una grande compagnia globale, ha
palato di Big Data. Sapete, noi non abbiamo davvero coscienza di cosa si stia
parlando. Forse lo sapete, molti lo hanno sentito, di un caso recente
verificatosi negli Stati Uniti, quando una società improvvisamente ha iniziato
a mandare ad una ragazzina di 14 anni offerte per comprare prodotti per donne
in stato interessante, il che ha offeso i suoi genitori. I due hanno scritto un
reclamo alla società e la società si è scusata. Poi si è scoperto che la
ragazza era davvero incinta. Né lei né i suoi genitori lo sapevano. Abbiamo
saputo che sulla base di un gran numero di dati, del cambiamento negli
interessi della ragazza, delle preferenze, delle domande e delle ricerche, una
macchina può giungere alla conclusione di avere a che fare con una donna
incinta e quindi ordinare ad un’ altra macchina di offrire prodotti per donne
incinte. Siamo per la prima volta alle prese con una sorta di controllo su
umani amministrati dalla tecnologia. Dobbiamo tenere conto del fatto che ci
sono aspetti sia positivi che negativi in tutto questo. Dobbiamo riflettere su
ciò nel nostro pese e usarlo per il bene della nostra gente. Questo è il nostro
super-compito.
Guerra Fredda (nuova)
Avevamo [fra Stati
Uniti e URSS/Russia] più divergenze e discordie ai tempi sovietici. In
ogni caso sa di cos’altro c’era abbondanza? Rispetto. Fatico ad immaginare che
ai tempi dell’Unione Sovietica si potessero ammainare le bandiere sovietiche
dalle missioni diplomatiche sovietiche. E tuttavia lo avete fatto. Non è il
solo segno di mancanza di rispetto. Tale mancanza si dimostra non solo in
queste azioni formali, ma anche nelle questioni di sostanza. Ne abbiamo già
parlato oggi, e quindi non è probabilmente il caso di tornarci. Avevamo più
rispetto dei reciproci interessi. Certo, il rispetto deve essere sostento dalla
potenza economica e militare, questo è chiaro. Va a noi stessi gran parte del
biasimo per esserci messi da soli in questa posizione. In una posizione umiliante,
come negli anni novanta, quanto vi abbiamo permesso di accedere alle nostre
installazioni nucleari sperando che faceste altrettanto. Comunque non lo avete
fatto, e aspettarsi qualcosa da voi è stato probabilmente una dimostrazione di
stupidità da parte degli esponenti della “nuova Russia” che lo fecero. Comunque
vorrei chiudere le mie osservazioni su di una nota positiva. Io credo molto che
la soluzione delle questioni di reciproco interesse dipenda dal lavoro comune.
Ciò dovrebbe aiutarci a rimanere concentrati sul pensiero che le nostre
prospettive sono buone. Abbiamo appena parlato della Siria. Per ritornare sul
tema (credo di non poter svelare i dettagli) teniamo incontri fra gruppi
tematici, a livello di servizi segreti, di Ministero della Difesa, di Ministero
degli Esteri, quasi su base settimanale. Abbiamo ottenuto alcuni risultati, il
che significa che siamo in grado di farlo.
Multilateralismo
Il mondo è entrato in un’ era
di rapidi cambiamenti. Cose che erano ancora poco fa considerate fantasiose o
inattuabili sono diventate realtà e parte delle nostre vite quotidiane.
Processi qualitativamente nuovi si stanno sviluppando simultaneamente in ogni
sfera di attività. Veloci cambiamenti nella vita pubblica in molti paesi e la
rivoluzione tecnologica sono interconnesse con cambiamenti sull’arena
internazionale. La competizione per un posto nella gerarchia globale si va
esacerbando. Quindi molte vecchie ricette di gestione globale, di soluzione dei
conflitti e delle contraddizioni naturali non sono più applicabili, spesso
falliscono, mentre non ve ne sono ancora disponibili di nuove. Naturalmente gli
interessi degli stati non coincidono sempre, al contrario. Ciò è normale e
naturale. E’ sempre stato così. Le potenze egemoni hanno diverse strategie e percezioni
del mondo. Questa è l’ essenza immutabile delle relazioni internazionali, che
sono costruite sul bilanciamento fra cooperazione e competizione. Vero è che
quando questa bilancia è alterata, quando l’ osservanza o persino l’ esistenza
di regole universali è messa in dubbio, quando gli interessi sono promossi
costi quel che costi, le divergenze diventano imprevedibili e pericolose e
portano a conflitti violenti. Non un solo problema internazionale può essere
risolto in circostanze simili ed in un simile quadro e dunque le relazioni
intestatali semplicemente si degradano. Il mondo diventa meno sicuro. Invece di
democrazia e progresso viene lasciato campo libero ad elementi radicali e a
gruppi estremisti che rifiutano la civiltà stessa e cercano di tornare ad un
passato remoto, al caos, alla barbarie.
La storia degli ultimi anni
fornisce una rappresentazione fedele di ciò. Basta guardare cosa è successo nel
Medio Oriente, che alcuni attori hanno provato di risistemare e riformattare
secondo i loro gusti, imponendo un modello di sviluppo estraneo attraverso
colpi di Stato all’uopo organizzati, o semplicemente con la forza delle armi.
Invece di lavorare assieme per aggiustare la situazione e portare un colpo
effettivo al terrorismo, invece di condurre una lotta (nei fatti simulata ed
inesistente), alcuni nostri colleghi fanno tutto il possibile per rendere
permanente il caos in questa regione. Alcuni pensano ancora che si possa ancora
utilizzare il caos a proprio vantaggio. Nel frattempo ci sono alcuni esempi
positivi nell’esperienza recente. Come probabilmente avete capito, mi riferisco
all’esperienza siriana. Dalla quale apprendiamo che esiste una alternativa a
questo genere di politica arrogante e distruttiva. La Russia sta combattendo i
terroristi al fianco del legittimo governo siriano e di altri stati della
regione, e agisce sulla base del diritto internazionale.
Devo dire che queste azioni e i
progressi che ne sono seguiti non sono stati facili. C’è un forte elemento di
dissenso nella regione. Ma ci siamo rinforzati con la pazienza e, soppesando
ogni mossa e ogni parola dei nostri nemici, abbiamo lavorato con tutti i
partecipanti a questo processo con rispetto per i loro interessi. I nostri
sforzi, il cui risultato è stato messo in dubbio dai nostri colleghi ancora
recentemente, stanno ora (diciamolo con cautela) instillando una speranza. Si
sono dimostrati molto importanti, corretti, professionali e tempestivi. O,
prendete un altro esempio: il confronto intorno alla penisola coreana. Sono
sicuro che abbiate affrontato questo argomento estensivamente. Sì, noi
condanniamo senza ambiguità i test nucleari condotti dalla Repubblica
Democratica Popolare di Corea e soddisfiamo completamente le risoluzioni del
Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite relative alla Corea del Nord.
Colleghi, voglio sottolineare con
enfasi questo aspetto in modo che non siano possibili interpretazioni
soggettive. Noi osserviamo tutte le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza
delle Nazioni Unite. In ogni caso questo problema può naturalmente essere
risolto solo attraverso il dialogo. Non dobbiamo spingere la Corea in un
angolo, minacciare azioni di forza, inclinare alla rozza maleducazione ed
all’invettiva. Piaccia o non piaccia il regime della Corea del Nord, non
dobbiamo dimenticare che la Repubblica Democratica Popolare di Corea è uno
stato sovrano. Tutte le controversie devono essere risolte in una maniera
civile. La Russia ha sempre favorito tale approccio. Siamo fermamente convinti
che anche i nodi più aggrovigliati (sia che si parli delle crisi in Siria,
Libia, Penisola Coreana o, poniamo, Ucraina) debbano essere sciolti, non
tagliati.
NorthStream
Una volta gli apologeti della
globalizzazione provavano a convincerci che l’interdipendenza economica
universale avrebbe prevenuto i conflitti e le rivalità geopolitiche. Tuttavia,
questo non è accaduto. Al contrario, la natura delle contraddizioni si è fatta
sempre più complicata, sviluppandosi su più livelli e lungo diverse linee. Per
la verità, mentre le interconnessioni sono un fattore di contenimento e
stabilizzazione, assistiamo anche ad un crescente numero di esempi di politica
che entra in conflitto violento con l’ economia e con le logiche di mercato. Ci
avevano messi in guardia: tutto questo è inaccettabile, controproducente e deve
essere evitato.
Ora gli stessi che lanciavano
avvertimenti fanno proprio loro tutto ciò. Alcuni non si preoccupano nemmeno di
inventare dei pretesti politici per promuovere i loro immediati interessi
commerciali. Per esempio, il recente pacchetto di sanzioni adottato dal
Congresso USA è apertamente inteso ad escludere la Russia dai mercati
energetici europei e a costringere l’Europa a comprare il più costoso gas
liquefatto prodotto dagli Stati Uniti, sebbene la scala di questa produzione
sia ancora troppo modesta. Si stanno facendo tentativi per alzare ostacoli ai
nostri sforzi di creare nuove vie di approvvigionamento energetico (South
Stream e North Stream) sebbene la diversificazione logistica sia economicamente
efficiente, sia utile all’Europa e aumenti la sua sicurezza. Lasciate che lo
ripeta: è solo naturale che ogni stato abbia interessi politici, economici e di
altra natura. Il problema sono i mezzi con cui tali interessi sono tutelati e
promossi.
ONU
Colleghi, come vediamo il
futuro dell’ ordine internazionale e del sistema di governo globale? Per
esempio, nel 2045, quando l’ ONU vedrà il suo centesimo anniversario? La sua
creazione è divenuta un simbolo del fatto che l’ umanità, a dispetto di tutto,
è in grado di sviluppare regole di condotta comuni e di seguirle. Non essendo
poi tali regole state osservate, ne sono inevitabilmente derivate crisi e altre
conseguenze negative.
In ogni caso, negli ultimi
decenni, abbiamo assistito a diversi tentativi di sminuire il ruolo di questa
organizzazione, di screditarla, o semplicemente di prenderne il controllo.
Secondo noi l’ ONU, con la sua eredità universale, deve rimanere il centro del
sistema internazionale. Il nostro fine comune è aumentare la sua autorità ed
efficacia. Non ci sono alternative all’ONU, oggi.
Per quanto riguarda il diritto
di veto nel Consiglio di Sicurezza, che è a sua volta messo in discussione,
bisogna ricordarsi che questo meccanismo è stato pensato e attuato per evitare
confronti diretti fra gli stati più potenti, come garanzia contro l’arbitrio e
la prepotenza, in modo che nessun singolo paese, nemmeno il più influente,
possa rivestire le proprie azioni aggressive con una apparenza di legittimità.
In ogni caso, parliamone, gli esperti sono qui, e sanno che l’ ONU ha
legittimato a posteriori le azioni di singoli membri nel proscenio
internazionale. Certo, è qualcosa, ma nulla che di per sé possa dare un
contributo positivo. Servono riforme, il sistema dell’ ONU ha bisogno di essere
migliorato, ma le riforme possono solo essere graduali, evolutive e,
naturalmente, devono essere sostenute dalla maggioranza schiacciante dei membri
in un procedimento internazionale all’interno della stessa organizzazione, con
consenso corale. La garanzia dell’ efficacia dell’ ONU sta nella sua natura
rappresentativa. Vi è rappresentata la maggioranza assoluta degli stati sovrani
del mondo. I principi fondamentali dell’ ONU dovrebbero essere preservati per
gli anni e i decenni a venire, visto che nessun’ altra entità è in grado di
rappresentare l’ intero spettro delle politiche internazionali.
Rivoluzione d’ Ottobre
Una rivoluzione è sempre il
risultato di un errore di calcolo sia di quelli che vogliono conservare,
congelare in ogni modo un ordine di cose ormai superato che ha chiaramente
bisogno di essere cambiato, e di quelli che aspirano a velocizzare i cambiamenti,
e che devono ricorrere alla guerra civile ed alla resistenza distruttiva.
Oggi, se ci volgiamo alle
lezioni di un secolo fa, per essere precisi della Rivoluzione Russa del 1917,
vediamo come i suoi risultati siano stati ambigui, e come siano strettamente
intrecciate le conseguenze negative e quelle positive, che pure dobbiamo
riconoscere. Chiediamoci: sarebbe stato possibile seguire una via evolutiva
piuttosto che passare per una rivoluzione? Avremmo potuto evolverci per
graduali e sostanziali movimenti progressivi piuttosto che al prezzo di
distruggere il nostro stato e di spezzare senza pietà milioni di vite umane? In
ogni caso, il modello e l’ ideologia largamente utopistici che lo stato
nuovamente formato tentò di realizzar subito dopo la rivoluzione del 1917 fu un
potente vettore di trasformazione in tutto il mondo (il che è abbastanza
evidente e deve essere riconosciuto), provocò una vasta riconsiderazione dei
modelli di sviluppo, e innescò una competizione ed una rivalità il cui beneficio,
direi, fu raccolto in prevalenza dall’Occidente. Mi riferisco non solo alle
vittorie geopolitiche seguite alla Guerra Fredda.
Molti progressi del mondo
Occidentale nel ventesimo secolo furono risposte alle sfide poste dall’Unione
Sovietica. Parlo dell’ aumento della qualità della vita, alla formazione della
classe media, alla riforma del mercato del lavoro e della sfera sociale, alla
promozione dell’ educazione, alla tutela dei diritti umani, inclusi i diritti
delle minoranze e delle donne, al superamento della segregazione razziale che,
come forse ricorderete, era una vergognosa pratica di molti paesi, inclusi gli
Stati Uniti, fino a pochi decenni or sono. In seguito ai cambiamenti radicali
avvenuti nel nostro paese e in tutto il mondo all’inizio degli anni novanta, si
è presentata una possibilità veramente unica di aprire un nuovo capitolo nella
storia. Mi riferisco al periodo successivo alla fine dell’ Unione Sovietica.
Sfortunatamente, dopo aver diviso l’eredità geopolitica dell’ Unione Sovietica,
i nostri interlocutori occidentali si sono convinti della giustezza intrinseca
della loro causa e si sono auto dichiarati vincitori della guerra fredda (come
ho già accennato) e hanno preso ad interferire negli affari di paesi sovrani,
ad esportare la democrazia proprio come la dirigenza sovietica aveva tentato di
esportare la rivoluzione socialista al resto del mondo, a suo tempo.
Siria
La prima cosa che vorrei fare,
a proposito dell’accordo sulla Siria e del processo di Astana, è ringraziare il
Presidente del Kazakistan Nursultan Nazarbayev per aver reso possibile a noi ed
agli altri partecipanti di questo processo incontrarci ad Astana. Il Kazakistan
non è solo il posto dove ci siamo incontrati. E’ un contesto molto adatto visto
che il Kazakistan mantiene la neutralità. Non interferisce nei complessi
processi regionali ed è rispettato come intermediario. Vorrei notare che ad un
certo punto il Presidente Nazarbayev si è preso la responsabilità di impedire
alle parti di scontrarsi e ai negoziatori di abbandonare il tavolo. E’ stata
una cosa molto positiva, e gli siamo molto grati per questo.
Per quanto riguarda la
situazione dei negoziati, stanno procedendo lungo una direttrice positiva. Ci
sono stati momenti buoni e momenti cattivi, dei quali parlerò in seguito ma, in
definitiva, il processo avanza positivamente. Grazie alla posizione assunta
dalla Turchia, dall’ Iran e, ovviamente, dal Governo Siriano, siamo stati in
grado di ridurre le distanze nelle posizioni delle parti sul tema chiave della
cessazione delle violenze e sulla creazione di zone di de-escalation. E’ il
risultato più significativo che abbiamo ottenuto in Siria negli ultimi due
anni, in particolare nel contesto del processo di Astana.
Devo notare che altri paesi,
inclusi gli Stati Uniti, stanno dando un contributo rilevante. Sebbene non
stiano partecipando direttamente ai colloqui di Astana, stanno influenzando il
processo da dietro le quinte. Manteniamo una stabile cooperazione con i nostri
interlocutori americani in questa sfera, su questa linea, sebbene non senza
divergenze. Comunque nella nostra cooperazione ci sono più elementi positivi
che negativi. Al momento abbiamo trovato un accordo su molte questioni,
comprese le zone di de escalation meridionali, dove sono presenti anche
interessi israeliani e giordani. Naturalmente questo processo non sarebbe stato
ciò che è stato senza il contributo positivo di paesi come l’Arabia Saudita,
l’Egitto, la Giordania, come di molti altri paesi, piccoli ma importanti
incluso, a proposito, il Qatar. Che prospettive ci sono? Abbiamo ragione di
credere (cercherò di esprimermi con cautela) che la faremo finita con i
terroristi entro breve. Ma questo non è causa di particolare esultanza, non è
sufficiente a dire che il terrorismo è morto e sepolto. Perché, in primo luogo,
il terrorismo è un fenomeno molto radicato, radicato nell’ingiustizia del mondo
contemporaneo, nei torti che molte nazioni, etnie e gruppi religiosi subiscono
e nella mancanza di una educazione completa in interi paesi del mondo. La
mancanza di una normale, effettiva, educazione di base è suolo fertile per il
terrorismo.
Ma se liquidiamo la sacca di
resistenza terrorista in Siria, di certo non significa che la minaccia alla
Siria, alla regione ed al mondo nel suo complesso sia cessata, no di certo. Al contrario,
bisogna sempre restare sul chi vive. Il processo, in via di definizione, fra l’
opposizione ed il governo è anch’esso fonte di preoccupazione. E’ in corso, ma
procede molto lentamente, in maniera impercettibile; le parti in conflitto
diffidano molto l’ una dell’ altra. Spero che sarà possibile superare questo
ostacolo. Una volta stabilite le zone di de escalation, speriamo di muovere
alla fase seguente. C’è un idea di convocare un congresso del popolo siriano,
mettendo assieme tutti i gruppi etnici e religiosi, il governo e le
opposizioni. Se riuscissimo in questo, anche con il supporto di paesi garanti e
anche delle principali potenze fuori dalla regione (l’Arabia Saudita, gli Stati
Uniti e l’Egitto) sarebbe un ulteriore passo, molto importante, sulla via della
sistemazione politica. E a qual punto forse si potrebbe procedere alla stesura
di una nuova costituzione. Ma è presto per parlarne ora. E’ un piano appena
abbozzato.
(interviene il moderatore
Fyodor Lukyanov): Signor Presidente, le zone di de-escalation porteranno ad una
divisione della Siria?)
Vladimir Putin: un simile
rischio esiste, ma come ho detto prima, non voglio che si tratti di un abbozzo
di spartizione della Siria, al contrario, voglio che si crei una situazione per
cui, una volta che le zone di de escalation sono stabilite, la gente che
controlla queste zone entri in contatto con Damasco, con il governo. A dire il
vero ciò accade già in molti posti. Per esempio a sud di Damasco, in un piccolo
territorio controllato dall’opposizione, la gente va a lavorare a Damasco e
torna a casa ogni giorno. Vede: la vita quotidiana incoraggia la comunicazione.
Spero tanto che questa prassi evolverà nelle altre zone di de escalation così
che gradualmente, passo dopo passo, la cooperazione incomincerà a livello
quotidiano, il che, secondo me, dovrebbe estendersi in accordi politici di
lungo termine.
Stati Uniti
(risposta all’analista
americana Toby Gati che aveva chiesto: non vi importa di rinforzare ogni
stereotipo negativo sugli Stati Uniti e di rendere più difficile superarli?)
Vladimir Putin: prima di
tutto ciò è connesso alla reciproca disposizione critica. Vorrei segnalare alla
vostra attenzione il fatto che, come sicuramente sapete, una campagna anti
russa senza precedenti è stata lanciata negli Stati Uniti: è iniziata nelle
ultime fasi dall’amministrazione Obama, e non è ancora finita. Non capisco
perché siate sorpresi dalla mia disposizione critica verso l’ attività della
precedente amministrazione USA, come verso quella dell’ attuale. Gli Stati
Uniti hanno lanciato una campagna in alcun modo provocata contro la Russia.
Qualcuno ha perso le elezioni contro il Signor Trump, la Russia è stata
accusata di qualsiasi cosa ed è stata montata una perniciosa isteria anti Russa
(non posso descriverla in altro modo). Ogni ostacolo, ogni fallimento, è
attribuito alla Russia. Non è forse così? Certo, è proprio così: su ogni tema.
Seguono la pista russa, e, guarda il caso, ne trovano immediatamente una.
Questa è la mia prima considerazione.
Secondo: oggi ci siamo
incontrati qui non per appuntarci l’un l’altro medaglie ed onorificenze. Stiamo
discutendo e lo stiamo facendo con onestà e sincerità. Ho esposto la mia
posizione su molti aspetti delle nostre relazioni che considero negativi. Non
ho creato stereotipi: ho parlato di fatti. Per esempio: il fatto che le armi
chimiche non siano state eliminate. E’ uno stereotipo o un fatto? E’ un fatto.
Al posto di soddisfare i nostri impegni bilaterali li hanno cambiati
unilateralmente e non stanno osservando il contenuto del trattato. Ho parlato
di questo. In ogni caso questo non significa che le nostre relazioni nel
passato non… Sì, a proposito, quando ho detto che abbiamo consentito a nostri
interlocutori accesso a tutte le installazioni nucleari: cos’è questo, un qualche
tipo di stereotipo anti americano? Ovviamente no. Ho parlato della nostra
apertura, ed ho detto che quela apertura non è stata debitamente apprezzata.
Poi è del tutto ovvio e devo ripeterlo: come ex direttore dell’ FSB, so per
certo che c’è stato un supporto massiccio al separatismo ed al radicalismo nel
Caucaso settentrionale. Non chiedetemi come lo so: lo so. Non ci sono stati
bombardamenti a Belgrado? Senza approvazione del Consiglio di Sicurezza? E’ uno
stereotipo? E’ un fatto. Sono gli Stati Uniti a creare questi “stereotipi”.
Comunque, ciò non significa
che non vi sia nulla di buono nei nostri rapporti. Ci sono state anche cose
buone, concordo con Lei: il sostegno all’adesione al WTO, è vero, e altri
sviluppi positivi. Anche a livello personale abbiamo avuto discussioni e
contatti proficui. Ad esempio non dimenticherò mai il sostegno di Bill Clinton
quando muovevo i primi passi come Primo Ministro. Boris Eltsin mi mandò in
Nuova Zelanda al suo posto e quella fu la prima volta che incontrai il Signor
Clinton. Stabilimmo un rapporto umano molto positivo, buono e gentile. In altre
parole, avremmo anche qualcosa di positivo di cui parlare, ma io voglio
concentrarmi sull’ordine del giorno. Per cosa siamo qui: per farci complimenti?
La situazione attuale lascia molto a desiderare, o no? Siete isterici, siete
malcontenti, ammainate le nostre bandiere, chiudete le nostre missioni
diplomatiche. Vede qualcosa di buono in tutto questo? Ed è tutto frutto di
problemi accumulati. Ho spiegato da dove vengono. Dopo tutto, non siamo qui per
farci complimenti e moine, ma per identificare i problemi, individuare la loro
origine e pensare a come risolverli. Si possono risolvere o no? Credo di si.
Lavoriamoci assieme. Aspettiamo i suoi consigli e
le sue raccomandazioni.
Ucraina
Riguardo all’Ucraina Lei ha
detto che, secondo gli europei, la palla è nel campo della Russia. Ebbene, noi
pensiamo che la palla sia nel campo dell’Europa, perché, a causa della
posizione del tutto priva di spirito costruttivo (come vedete sto scegliendo le
parole in modo da non sembrare maleducato) dei precedenti componenti la
Commissione Europea, la situazione si è spinta fino al colpo di Stato. Sapete
che fecero. Il problema era solo relativo alla firma, da parte dell’Ucraina, di
un accordo di associazione, un accordo economico con l’Unione Europea. Il
Presidente Yanukovich ad un certo punto disse: “Ho un problema con questo
testo, devo rivedere i tempi di sottoscrizione. Lavoriamo su questo testo
ancora un po’”. Non ha mai rifiutato di firmarlo. Sono seguiti i disordini
sostenuti dagli Stati Uniti (sostenuti finanziariamente, politicamente e
mediaticamente) e da tutta l’Europa. Hanno sostenuto una presa di potere
incostituzionale, una presa di potere sanguinosa, con morti sul terreno, ed
hanno spinto la situazione verso la guerra nel sud est Ucraina. La Crimea ha
dichiarato l’ indipendenza e la sua riunificazione con la Russia, e adesso
pensate che siamo noi a doverci rimproverare tutto quello che è successo?
Chi è stato che ha sostenuto
il colpo di Stato incostituzionale? L’attuale situazione è il risultato di una
presa di potere incostituzionale in Ucraina, ed è l’Europa colpevole, perché è
lei che l’ha sostenuta. Cosa sarebbe stato più facile che dirgli: “Voi avete
fatto il colpo di Stato e, dopo tutto, anche voi siete garanti”? Come garanti i
Ministri degli Esteri di Polonia, Francia e Germania hanno firmato un
documento, un accordo fra il Presidente Yanukovich e l’opposizione. Tre giorni
dopo, quell’accordo è stato calpestato, e dove erano i garanti? Chiedeteglielo:
dove eravate voi garanti? Perché non gli avete detto “per favore, rimettete le
cose a posto. Rimettete Yanukovich al potere e tenete elezioni democratiche e
costituzionali”? Avevano ogni possibilità di vincere, il 100%. Nessun dubbio.
No: hanno preferito fare un colpo di Stato. Bene. Abbiamo preso atto di questo
fatto, lo abbiamo accettato e abbiamo firmato gli accordi di Minsk. A questo
punto l’attuale dirigenza ucraina ha sabotato ogni paragrafo di quell’accordo,
e ciascuno lo può vedere alla perfezione. Tutti quelli che partecipano al
processo negoziale ne sono pienamente consapevoli, ve lo assicuro. Non un
singolo passo è stato compiuto verso la realizzazione degli accordi di Minsk. E
nonostante tutto questo tutti dicono: “le sanzioni non saranno tolte sino a che
la Russia non realizza gli accordi di Minsk”.
Tutti quanti hanno ormai
capito che l’attuale dirigenza ucraina non è in condizione di soddisfare gli
accordi. Ora che la situazione in quel paese ha toccato il fondo sia in termini
di economia che di politica interna, e che la polizia usa il gas contro i
manifestanti, aspettarsi che il Presidente dell’Ucraina faccia il minimo passo
verso l’attuazione degli accordi di Minsk è un esercizio futile. Non ho idea di
come potrà farlo. Ma sfortunatamente non esistono alternative.
Comunque continueremo a
lavorare nel Formato Normandia per tutto il tempo che piacerà ai nostri
colleghi, e cercheremo di realizzare questi accordi di Minsk che Lei ha
menzionato. Giusto di recente abbiamo sostenuto una iniziativa di inviare in
loco una forza di interposizione delle Nazioni Unite. Nemmeno una forza di
interposizione, ma unità armate delle Nazioni Unite con il compito di
proteggere il personale dell’OSCE. Ci avevano sempre detto e chiesto di armare
il personale dell’OSCE che opera sulla linea di contatto. Avevamo subito
aderito a questa richiesta. Ma l’OSCE ha rifiutato di farlo. Sono sicuro che
Lei ne è a conoscenza, e molti, fra il pubblico, che hanno a che fare con
queste cose, ne sono a conoscenza. L’OSCE ha detto: “no, non possiamo farlo,
non abbiamo le competenze, non abbiamo le armi, non abbiamo mai usato le armi
nelle nostre operazioni. Inoltre temiamo che le armi ci trasformino in bersagli
per le parti in conflitto”. E un no è un no. A questo punto il Presidente
Poroshenko ha tirato fuori l’idea di creare condizioni adeguate per proteggere
il personale OSCE con l’aiuto di unità armate dell’ONU. Abbiamo concordato e
praticamente abbiamo iniziato il processo, per evitare di essere accusati di
sabotare l’affare.
No: loro hanno pensato che
non fosse abbastanza. Ora vogliono interpretare il
tutto liberamente. Sa cosa temiamo? Glielo dirò, ammesso che si possa dire che
temiamo qualcosa. Se loro non adottano la
legge sull’amnistia prima di sciogliere i nodi politici e di provvedere questi
territori di uno status speciale secondo quanto previsto dalla legge adottata
dalla Rada ed estesa per un altro anno, chiudere il confine fra la Russia e le
repubbliche separatiste porterà ad una situazione simile a quella di
Srebrezniza. Ci sarà un bagno di sangue.
Non possiamo permettere che succeda.
Quindi rimproverare la
Russia di ogni cosa e dire che la palla e nel suo campo, e che noi dovremmo
fare qualcosa, semplicemente non ha senso. Lavoriamoci assieme. Andate, ed usate
la vostra influenza presso l’ attuale governo di Kiev, in modo che almeno
facciano qualche passo verso una normalizzazione della situazione. Noi
lavoreremo di conserva e faremo del nostro meglio per normalizzare la
situazione. Abbiamo bisogno di una Ucraina democratica ed amichevole. Vedete:
quando qualche impero si disintegra e qualche territorio passa di mano in mano
in conseguenza di una guerra, questa è la situazione. Quando l’Unione Sovietica
collassò, la Russia si privò volontariamente di questi territori. Noi abbiamo
spontaneamente acconsentito che tutte le ex repubbliche sovietiche divenissero
stati indipendenti. Non abbiamo pensato nemmeno lontanamente di chiedere
qualcosa a qualcuno e di dividere i territori. Non dimenticatelo: abbiamo fatto
tutto di nostra spontanea volontà. E nemmeno oggi vogliamo farlo. Vogliamo solo
avere vicini amichevoli nei nostri confronti.
Credevate davvero che voi e
l’Ucraina avreste firmato un accordo di associazione, avreste aperto tutti i
mercati ed i confini ucraini, e l’Ucraina, come membro della vostra zona
doganale, sarebbe stata una porta per i nostri mercati? Ve lo avevamo detto:
“Ragazzi, non potete farlo, fermatevi”. Nessuno ci è stato a sentire. Ci hanno
detto: “Noi non interferiamo nei vostri accordi con la Cina. Voi non interferite nei nostri accordi con il Canada. Allora state fuori
dai nostri accordi con l’Ucraina”. Questo è quello che ci hanno
detto, letteralmente. Che accidenti di posizione è questa? Nessuno ha mai
voluto tener conto del fatto che noi abbiamo delle relazioni speciali con
l’Ucraina, e che alcuni settori della nostra economica sono legati a quel
paese. E allora, ritorniamo ad un dialogo costruttivo e sostanziale, direbbero
i diplomatici. Siamo pronti, e siamo lieti di farlo, prima è meglio è, visto
che nemmeno noi abbiamo bisogno di conflitti in corso ai nostri confini.
(…)
Spero fortemente che faremo
dei progressi. Lo dico in assoluta sincerità. Ma non basta fare appello solo
alla Russia: bisogna influenzare anche la posizione di Kiev. Ora hanno preso
una decisione sulla lingua, essenzialmente proibendo l’uso di lingue di
minoranze etniche nelle scuole. L’Ungheria e la Romania hanno avanzato riserve.
Anche la Polonia ha fatto qualche commento a riguardo. Ma l’Unione Europea nel
suo complesso è rimasta muta. Perché non condannate questa
cosa? Silenzio. Poi hanno fatto un monumento a Petlyura. Un uomo
con opinioni nazistoidi, un antisemita che uccise ebrei durante la guerra. A
parte il Congresso Ebraico Sionista, tutti gli altri hanno taciuto. Avete paura
di offendere i vostri pupilli di Kiev, vero? Tutto questo non è fatto per
popolo ucraino, è fatto per soddisfare le esigenze delle principali autorità al
potere. E perché tacete? Fino a che non viene compreso che questo problema non
si può risolvere senza influenzare l’ altra parte, non succederà nulla. Spero
che alla fine questa consapevolezza arriverà.
Io vedo l’interesse dei
nostri interlocutori, principalmente dei nostri interlocutori europei, alla
soluzione di questo conflitto. Vedo il loro interesse autentico. Angela Merkel
si impegna parecchio, ci mette tempo, e sta prendendo grande confidenza con
queste faccende. Sia l’ex presidente della Francia che il Presidente Macron
fanno attenzione alla vicenda. Ci lavorano concretamente. In ogni caso non è
sufficiente lavorarci sul piano tecnico e tecnologico, serve un intervento
politico. E’ essenziale esercitare una pressione sulle autorità di Kiev,
costringerle a fare almeno qualcosa. Per concludere: anche l’ Ucraina ha un
interesse a che le nostre relazioni si normalizzino. Ultimamente hanno deciso
di imporre sanzioni contro di noi, come ha fatto l’Unione Europa. Abbiamo risposto per le rime. Il Presidente mi ha chiesto:
“Perché lo avete fatto?”. Dico: “Beh, perché voi lo avete fatto a noi.”. Allora
lui (sentite, è fantastico!): “Si ma le nostre sanzioni non vi fanno nulla,
mentre le vostre ci danneggiano sul serio!”. E allora? Pensavate che avreste
fatto una cosa del genere senza una risposta? Sono rimasto senza parole.
Ma la situazione attuale è
insostenibile e deve essere risolta, credo che ciò sia ovvio e, cosa più
importante, credo che ciò sia ovvio per la stragrande maggioranza dei cittadini
ucraini. A noi piace l’Ucraina, e io personalmente considero il popolo ucraino
come una nazione sorella se non addirittura come la stessa nazione, parte della
nazione russa. Sebbene ciò non piaccia ai nazionalisti russi, e nemmeno a
quelli ucraini, questa è la mia posizione, il mio punto di vista. Presto o
tardi succederà: ci sarà una riunificazione, non a livello interstatale, ma in
termini di ripristino delle relazioni. Prima sarà, meglio sarà, faremo del
nostro meglio per giungere a questo fine.
Arabia Saudita
Vladimir Putin: il mondo sta
cambiando, tutti i paesi stanno cambiando e le relazioni tra gli stati stanno
cambiando. In questo non c’è nulla di insolito. Infatti, ai tempi dell’Unione
Sovietica, i rapporti tra l’Arabia Saudita e l’Unione Sovietica erano
abbastanza buoni, ma vi erano vincoli di natura puramente ideologica. Oggi non
ve n’è alcuno, e non c’è niente che possa fondamentalmente dividerci. Ora, cosa
può unirci con l’Arabia Saudita o altri paesi della regione? Non vedo in realtà
alcuna ragione per queste linee di divisione. Ho un rapporto personale molto
buono, quasi amichevole, con quasi tutti i leader di questi stati.
La visita del Re dell’Arabia
Saudita è stata un grande onore per noi. E’ stato un evento storico, tra
l’altro si è trattato della prima visita del Re saudita in Russia. Da solo
questo evento mostra l’atteggiamento dell’Arabia Saudita verso la costruzione
di un rapporto con la Russia.
Non abbiamo assolutamente
alcun problema con il fatto che questi paesi, inclusi l’Arabia Saudita, abbiano
i loro particolari interessi, legami storici e relazioni d’alleanza con, tra
gli altri, gli Stati Uniti. Perché dovrebbe preoccuparci? Questo non significa
che ci è proibito lavorare con l’Arabia Saudita; lo faremo. Per quanto riguarda
l’Arabia Saudita e gli altri paesi della regione, sceglieranno loro con chi
preferiranno lavorare e su quali temi.
La Russia sta dimostrando
stabilità, prevedibilità e affidabilità nella sua politica estera. E credo che
questo possa interessare i nostri partners. Inoltre abbiamo interessi economici
in comune – soprattutto interessi di natura globale. Ora, abbiamo coordinato la
nostra posizione sul mercato dell’energia con le nazioni dell’OPEC, soprattutto
con l’Arabia Saudita e il prezzo (del greggio) è rimasto stabile, circa 50
dollari (al barile). Lo consideriamo un prezzo equo; per noi è abbastanza
adeguato. Questo è un risultato di sforzi congiunti.
Non ci sono altri risultati.
Le prime opportunità sono emerse per la cooperazione nella tecnologia della
difesa. Si, esistono contratti multi-miliardari con gli Stati Uniti. Ottimo!
Sapete cosa dice la nostra gente? “I polli beccano un granello alla volta.” I
nostri legami si espanderanno lentamente e forse questi contratti cresceranno.
Mi è stato anche chiesto se abbiamo paura che l’Arabia Saudita sarà nuovamente con gli Stati Uniti, non abbiamo paura di niente! Di cosa dovremmo avere paura? Sapete, è l’Arabia Saudita che dovrebbe avere paura, per così dire, che gli americani portino la democratizzazione in Arabia Saudita. Questo è ciò che dovrebbero temere. Ma cosa c’è da temere per noi? Abbiamo già la democrazia. Continueremo a lavorare.
Mi è stato anche chiesto se abbiamo paura che l’Arabia Saudita sarà nuovamente con gli Stati Uniti, non abbiamo paura di niente! Di cosa dovremmo avere paura? Sapete, è l’Arabia Saudita che dovrebbe avere paura, per così dire, che gli americani portino la democratizzazione in Arabia Saudita. Questo è ciò che dovrebbero temere. Ma cosa c’è da temere per noi? Abbiamo già la democrazia. Continueremo a lavorare.
Catalogna
La situazione in Spagna
dimostra chiaramente quanto possa essere fragile la stabilità persino in uno
stato prospero e consolidato. Chi se lo sarebbe aspettato, anche solo di
recente, che la discussione sullo status della Catalogna, che ha una lunga
storia, potesse risultare in una acuta crisi politica?
La posizione russa è nota.
Tutto ciò che sta accadendo è una questione interna alla Spagna e deve essere
risolta sulle basi della legge spagnola in conformità con le tradizioni
democratiche. Siamo consapevoli che la leadership del paese sta prendendo
misure in questa direzione.
Nel caso della Catalogna,
abbiamo visto che l’Unione Europea e alcuni altri stati condannano
all’unanimità i sostenitori dell’indipendenza.
Sapete, a questo proposito
non posso fare a meno di notare che sarebbe stato il caso di pensarci prima.
Cosa, nessuno era consapevole dell’esistenza di questi disaccordi centenari in
Europa? Lo erano, non è vero? Certo che lo erano. Tuttavia ad un certo punto
hanno accolto con favore la disintegrazione di un numero di stati in Europa
senza nascondere la loro gioia.
Perché sono stati così
sconsiderati, guidati da fugaci considerazioni politiche e dal loro desiderio
di appagare il loro grande fratello a Washington, fornendogli sostegno
incondizionato alla secessione del Kosovo, provocando così simili processi in
altre regioni europee e nel mondo?
Ricorderete che quando la
Crimea ha dichiarato l’indipendenza, e in seguito – dopo il referendum – ha
dichiarato di voler far parte della Russia, tutto ciò non è stato accolto bene
per qualche ragione. Ora abbiamo la Catalogna. C’è un problema simile in
un’altra regione, il Kurdistan. Forse questa lista è tutt’altro che esaustiva,
ma dobbiamo chiederci, cosa faremo? Cosa dovremmo pensare a riguardo?
Si scopre che alcuni dei
nostri colleghi ritengono che ci siano “buoni” combattenti per l’indipendenza e
la libertà, e che ci siano “separatisti” che non hanno alcuna possibilità di
difendere i propri diritti, anche con l’uso di meccanismi democratici. Come
diciamo sempre in casi simili, questi doppi standard – e questo rappresenta un
esempio di doppio standard – costituiscono un grave pericolo allo sviluppo
stabile dell’Europa e degli altri continenti, e al progresso dei processi di
integrazione nel mondo.
Catalogna 2
Per quanto riguarda la
“sfilata delle sovranità”, come ha affermato, e il nostro atteggiamento a
riguardo… In realtà credo in una dimensione globale, la creazione di stati
mono-etnici potrebbe portare a scontri nella lotta per la realizzazione degli
interessi di stati mono-etnici di nuova costituzione. Questo è ciò che
probabilmente accadrà.
E’ per questo che le persone
che vivono in uno stato unificato all’interno dei confini comuni hanno una
maggiore probabilità che il loro stato persegua una politica equilibrata.
Guardate la Russia. I musulmani costituiscono circa il 10 per cento della
nostra popolazione, che significa molto. Non sono stranieri o migranti. La
Russia è la loro unica patria e la vedono come tale. Cosa ci ha incoraggiati a
fare? Ho suggerito di puntare allo status di osservatore all’Organizzazione
della Cooperazione Islamica. Ciò influenza le nostre politiche estere e
domestiche, rendendo la nostra politica più bilanciata e attenta a questa parte
della comunità internazionale. Lo stesso vale per altri paesi.
Per quanto riguarda la
sentenza della corte delle Nazioni Unite, ce l’ho. Non l’ho citata in modo da
non sprecare il vostro tempo. Ho letto la sentenza perché sapevo che avremmo
affrontato la questione. Siete esperti, quindi sapete tutto a riguardo. Vorrei
tuttavia ricordarvi che l’8 Novembre 2008, l’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite ha adottato la Risoluzione 63/3. Domanda: la dichiarazione unilaterale di
indipendenza da parte delle istituzioni temporanee del Kosovo è conforme al
diritto internazionale? Questa domanda è stata trasmessa alla Corte
Internazionale di Giustizia dell’Aia.
Il 22 Luglio 2010, dopo due
anni di deliberazioni, la Corte dell’Aia ha emesso un Parere Consultivo secondo
il quale la dichiarazione d’indipendenza del Kosovo, adottata il 17 Febbraio
2008, non ha violato il diritto internazionale. In linea di principio la
decisione del tribunale riguarda non solo il Kosovo ma anche l’applicabilità
del diritto internazionale alla dichiarazione d’indipendenza da parte di
qualsiasi Stato. In questo senso avete assolutamente ragione che questa ampia
interpretazione non sia applicabile al Kosovo. Era una sentenza che ha aperto
la scatola di Pandora. Si, avete perfettamente ragione a questo proposito. Un
centro perfetto.
Guardate cosa dice la
sentenza del tribunale del 22 Luglio 2010. Il paragrafo 79: “La pratica degli
Stati in questi ultimi casi non fa riferimento all’emergere di una nuova regola
nel diritto internazionale che vieti la dichiarazione d’indipendenza in tali
casi”. Punto 81: “Nessun divieto generale contro le dichiarazioni di
indipendenza unilaterali può essere dedotto dalla pratica del Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite”. Paragrafo 84: “Il tribunale ritiene che il
diritto internazionale generale non contenga alcun divieto applicabile alle
dichiarazioni d’indipendenza. Di conseguenza, conclude che la dichiarazione
d’indipendenza del 17 Febbraio 2008 non ha violato il diritto internazionale
generale”. Eccolo qua, in bianco e nero.
Come hanno spinto e fatto
pressioni alla Corte Internazionale dell’Aia, questi paesi Occidentali!
Sappiamo per certo che gli Stati Uniti avevano una raccomandazione scritta per
la Corte Internazionale. Il Dipartimento di Stato scrisse: “Il principio
dell’integrità territoriale non esclude la creazione di nuovi stati nel
territorio di stati già esistenti”.
Sotto: “Le dichiarazioni di indipendenza possono (e spesso lo fanno) violare la legislazione nazionale. Tuttavia ciò non significa che sia una violazione del diritto internazionale.” Inoltre “In molti casi, compreso il Kosovo, le circostanze della dichiarazione d’indipendenza possono significare un rispetto fondamentale del diritto internazionale da parte del nuovo stato”.
Sotto: “Le dichiarazioni di indipendenza possono (e spesso lo fanno) violare la legislazione nazionale. Tuttavia ciò non significa che sia una violazione del diritto internazionale.” Inoltre “In molti casi, compreso il Kosovo, le circostanze della dichiarazione d’indipendenza possono significare un rispetto fondamentale del diritto internazionale da parte del nuovo stato”.
La Germania: “Questa è una
questione di diritto dei popoli per l’autodeterminazione. Il diritto
internazionale che riguarda l’integrità territoriale degli stati non si applica
a tali popoli.” Decisero di dichiarare l’indipendenza, beh, bene per loro. E i
loro principi di integrità non si applicano a questo stato.
L’ Inghilterra: “La
secessione o la dichiarazione d’indipendenza non contraddice la legge
internazionale”
La Francia: “Esso (il
diritto internazionale) non la consente (la secessione o separazione) ma in
generale non la vieta”.
Poi c’era la reazione alla
sentenza della Corte. Ecco cosa scriveva la signora Clinton (qualcuno potrebbe
aver lavorato con lei) dopo la sentenza: “Il Kosovo è uno Stato indipendente e
il suo territorio è inviolabile. Invitiamo tutti gli Stati a non concentrarsi
eccessivamente sullo status del Kosovo e dare il proprio contributo costruttivo
a sostegno della pace e della stabilità nei Balcani. Invitiamo i paesi che non
hanno ancora conosciuto il Kosovo a farlo”.
Germania: “La sentenza
consultiva della Corte Internazionale conferma che la nostra valutazione
giuridica della legittimità della dichiarazione d’indipendenza del Kosovo.
Rafforza la nostra opinione che l’indipendenza e l’integrità territoriale della
Repubblica del Kosovo siano innegabili”.
Francia: “L’indipendenza del
Kosovo è irreversibile. La sentenza della Corte Internazionale, che ha
terminato i dibattiti legali in materia, è diventata una pietra miliare e
permetterà a tutte le parti di dedicarsi ad altre questioni importanti da
risolvere”.
Ora, “altre questioni importanti”
sono sorte oggi, e non è piaciuto a nessuno quando queste “altre questioni
importanti” sono emerse. A nessuno! Questo è ciò che chiamo “doppi standard”.
Questo esempio rappresenta la scatola di Pandora che è stata aperta e il genio
a cui è stato permesso di uscire dalla lampada.
Qual’è la nostra posizione in questo caso? Ho detto, stavo dicendo, se avete ascoltato con attenzione, stavo dicendo che speravo che il problema fosse risolto sulla base della legislazione della Costituzione spagnola. Credo che questa sia la sua fine. La sua fine. Tuttavia, ovviamente, dobbiamo stare attenti a tali questioni e molto sensibili a tutto ciò che sta succedendo. Speriamo che tutto venga risolto nel quadro di istituzioni e procedure democratiche; non ci saranno più prigionieri politici e così via. Ma questo è un problema interno al paese. Credo sia sufficiente.
Qual’è la nostra posizione in questo caso? Ho detto, stavo dicendo, se avete ascoltato con attenzione, stavo dicendo che speravo che il problema fosse risolto sulla base della legislazione della Costituzione spagnola. Credo che questa sia la sua fine. La sua fine. Tuttavia, ovviamente, dobbiamo stare attenti a tali questioni e molto sensibili a tutto ciò che sta succedendo. Speriamo che tutto venga risolto nel quadro di istituzioni e procedure democratiche; non ci saranno più prigionieri politici e così via. Ma questo è un problema interno al paese. Credo sia sufficiente.
Cina
Come saprete durante i
nostri incontri ci chiamiamo pubblicamente amici. Questo dimostra quanto sia
evoluto il livello delle relazioni tra noi, sul piano umano.
Tuttavia, oltre a tutto ciò,
sosteniamo gli interessi delle nostre nazioni. Come dicono i diplomatici,
spesso questi interessi sono molto vicini o identici. Ha continuato ad
evolversi una situazione incredibile e, volendo Dio, continuerà a farlo il più
a lungo possibile: raggiungiamo sempre un consenso su ogni tema, anche
apparentemente controverso; raggiungiamo sempre un accordo, cerchiamo soluzioni
di compromesso e le troviamo.
In ultimo, questi accordi
portano benefici ad entrambi gli stati, perché ci muoviamo in avanti, non ci
fissiamo, non ci fermiamo, non conduciamo la situazione in un vicolo cieco, ma
risolviamo le questioni controverse e andiamo avanti, e nasceranno nuove
opportunità. Questa è una pratica molto positiva.
Quanto al congresso di
partito in Cina, lo seguiamo attentamente e noto l’inusuale apertura di questo
congresso. Credo che ci sia un numero di giornalisti e membri della comunità
internazionale senza precedenti. Non vi è dubbio che tutto ciò che il
Presidente della Cina ha detto, il suo discorso e le discussioni in corso
mostrano che la Cina è focalizzata sul futuro.
Stiamo vedendo sia
difficoltà che prospettive. Come accennato prima, la Cina ha prospettive
economiche meravigliose: la crescita del 6-8 per cento del PIL, credo nei primi
tre trimestri dell’anno. Questo sarà poco meno di prima, ma non fa differenza.
Credo che i cambiamenti in corso nel mercato del lavoro e sull’economia in
quanto tale siano dietro a questa crescita. Nel complesso la Cina, in linea con
l’India che anche lei dimostra una crescita economica molto buona, è certamente
un “trader” economico globale.
Abbiamo il più alto scambio
commerciale tra stati con la Cina, ed enormi piani congiunti. Incluse alcune
sfere veramente significative e importanti, come lo spazio, l’alta tecnologia e
l’energia. Tutto ciò sta posando le basi per le nostre future relazioni
intestatali.
Corea del Nord
Come sapete, la situazione è
pericolosa. Parlare di un attacco preventivo di disarmo (abbiamo udito tali
suggerimenti o persino minacce dirette) è pericoloso. L’ho detto così tante
volte.
Chissà dove e cosa hanno
nascosto i nord coreani, e se saranno in grado di distruggere tutto in una
singolo attacco. Ne dubito. Sono quasi sicuro che sia impossibile. Anche se
teoricamente sarebbe possibile, ma estremamente pericoloso.
Anche se supponiamo che
siano messi alla prova per scoprire cosa hanno nascosto e dove, non tutto sarà
trovato. Quindi c’è un solo modo, cioè raggiungere un accordo e trattare questa
nazione con rispetto.
L’ho citato tra le mie
osservazioni.
Che ruolo può giocare la
Russia? In questo caso può agire come un intermediario. Abbiamo proposto una
serie di progetti tripartiti congiunti che coinvolgono la Russia, Corea del
Nord e Corea del Sud. Essi comprendono la costruzione di una ferrovia,
trasporto tramite oleodotti e così via. Dobbiamo lavorare. Dobbiamo liberarci
di una retorica belligerante, realizzare il pericolo associato a questa
situazione e andare oltre le nostre ambizioni. E’ imperativo smettere di discutere.
E’ così semplice.
Qualcosa che ho già
menzionato qui. Siamo stati d’accordo ad un certo punto che la Corea del Nord
avrebbe fermato i suoi programmi di armi nucleari. No, i nostri partner
americani pensavano che non fosse abbastanza e, poche settimane dopo credo,
dopo l’accordo, hanno imposto nuove sanzioni, dicendo che la Corea dovrebbe
fare meglio. Forse può, ma non ha assunto tali obblighi. Inoltre si ritirò da
tutti gli accordi, e riprese a fare tutto ciò che faceva prima. Dobbiamo
utilizzare moderazione in tutte queste azioni. Allora abbiamo raggiunto un
accordo, e penso che potremmo farlo di nuovo.
Disarmo
Poche ore fa mi è stato
detto che il Presidente degli Stati Uniti ha detto qualcosa sui social media
riguardo la cooperazione Russia-USA nell’importante ambito della cooperazione
nucleare. E’ vero che questa è la sfera più importante dell’iterazione tra
Russia e Stati Uniti, tenendo presente che la Russia e gli Stati Uniti hanno
una speciale responsabilità nei confronti del pianeta, essendo le due più
grandi potenze nucleari.
Tuttavia vorrei usare questa
opportunità per parlare più in dettaglio di quanto è accaduto negli ultimi
decenni in questa area cruciale, per fornire un quadro più completo. Ci
vorranno almeno due minuti.
Negli anni ’90 sono stati
firmati diversi accordi bilaterali. Il primo, il programma Nunn-Lugar è stato
firmato il 17 Giugno 1992. Il secondo, il programma HEU-LEU è stato firmato il
18 Febbraio 1993. L’uranio a basso arricchimento, quindi HEU-LEU.
I progetti del primo accordo
si sono concentrati sull’aggiornamento dei sistemi di controllo, la contabilità
e la protezione fisica dei materiali nucleari, lo smantellamento e la
rottamazione dei sommergibili e i generatori termoelettrici a radioisotopo.
Gli americani hanno fatto –
e si prega di prestare la massima attenzione su questo punto, non è una
informazione segreta, semplicemente pochi ne sono a conoscenza – 620 visite di
verifica in Russia per verificare la nostra conformità agli accordi. Hanno
visitato i più sacri complessi di armi nucleari russe, vale a dire le
imprese impegnate nello sviluppo di testate nucleari e munizioni, plutonio per
armamenti e uranio. Gli Stati Uniti hanno ottenuto l’accesso a tutte le
infrastrutture segrete in Russia. Inoltre l’accordo era di natura quasi
unilaterale. Sotto il secondo accordo, gli americani hanno visitato i nostri
impianti di arricchimento altre 170 volte, visitando le aree con accesso
limitato, come le unità di miscelazione e le strutture di stoccaggio.
L’impianto di arricchimento nucleare più potente al mondo – la Ural
Eletrochemical Combine – aveva persino un presidio d’osservazione americano.
Lavori permanenti erano creati direttamente presso i laboratori dove gli
specialisti americani andavano a lavorare quotidianamente. Le stanze dove
queste persone sedevano, in queste strutture segrete russe, avevano bandiere
americane, come sempre.
Inoltre è stata redatta una
lista di 100 specialisti americani di 10 diverse organizzazioni statunitensi
che avevano il diritto di effettuare ispezioni supplementari in qualsiasi
momento e senza alcun avvertimento. Tutto questo è durato per 10 anni. Secondo
questo accordo 500 tonnellate di uranio per armamenti sono state rimosse dalla
circolazione in Russia, equivalente a circa 20.000 testate nucleari.
Il programma HEU-LEU è
diventato una delle misure più efficaci del vero disarmo nella storia
dell’umanità – lo dico con piena fiducia. Ogni passo sul lato russo è stato
attentamente monitorato dagli specialisti americani, in un momento in cui gli
Stati Uniti si sono limitati a riduzioni del loro arsenale nucleare molto più
modeste e lo han fatto su una pura base di buona volontà.
I nostri specialisti hanno
anche visitato le imprese del complesso degli armamenti nucleari statunitensi,
ma solo a loro invito e a condizioni stabilite dagli Stati Uniti.
Come si vede, il lato russo
ha dimostrato un’apertura e una fiducia assolutamente senza precedenti. Per
caso – e parleremo probabilmente di questo in seguito – tutti sanno cosa ne
abbiamo ricavato da tutto ciò: sono stati totalmente trascurati i nostri
interessi nazionali, è stato dato sostegno al separatismo nel Caucaso, azioni
militari che hanno circonvenuto il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, come il
bombardamento della Jugoslavia e di Belgrado, l’introduzione di truppe in Iraq
e così via. Ebbene, è facile da capire: una volta che la condizione delle forze
armate e del complesso nucleare erano state osservate, la legge internazionale
pareva inutile.
Negli anni 2000 la nostra
collaborazione con gli Stati Uniti è entrata in una nuova fase di
collaborazione veramente equa. E’ stato caratterizzato dalla firma di un certo
numero di trattati strategici e di accordi sugli usi pacifici dell’energia
nucleare, noto negli Stati Uniti come Accordo 123. Ma nonostante tutti gli
intenti e gli scopi, gli Stati Uniti hanno interrotto l’accordo unilateralmente
nel 2014. La situazione attorno al Plutonium Management and Disposition
Agreement (PMDA) del 20 Agosto 2000 (firmato a Mosca) e del 1
Settembre (firmato a Washington) fa pensare ed è allarmante. Secondo il
protocollo di questo accordo, le parti dovevano intraprendere passi reciproci
per trasformare in modo irreversibile il plutonio degli armamenti in
combustibile di ossido misto (MOX) e bruciarlo in centrali nucleari, in modo da
non poter essere più usato per scopi militari. Qualsiasi modifica in questo
metodo è stata consentita solo tramite il consenso delle due parti.
Questo è scritto
nell’accordo e nei suoi protocolli.
Cosa ha fatto la Russia?
Abbiamo sviluppato questo combustibile, abbiamo costruito un impianto per la
produzione di massa e, come ci siamo impegnati nell’accordo, abbiamo costruito
un impianto BN-800 che ci ha permesso di bruciare questo combustibile in
sicurezza. Vorrei sottolineare che la Russia ha adempiuto a tutti i suoi
impegni. Cosa hanno fatto i nostri partner americani? Hanno cominciato a
costruire un impianto sul sito del fiume Savannah. Il suo prezzo iniziale era
di 4,86 miliardi di dollari, ma hanno speso quasi 8 miliardi, sono arrivati al
70% della costruzione e poi han congelato il progetto. Ma a nostra conoscenza
la richiesta di bilancio per il 2018 include 270 milioni per la chiusura e
l’arresto di questa struttura. Come al solito ci si pone una domanda: dove sono
i soldi? Probabilmente rubati. O hanno pianificato male qualcosa durante la
costruzione. Queste cose succedono. E qua capitano troppo spesso. Ma questo non
ci interessa, non ci riguarda. Ci interessa ciò che accade all’uranio e il
plutonio. A che punto siamo con lo smaltimento del plutonio? Si propone la
diluizione e lo stoccaggio geologico del plutonio. Ma questo contraddice
completamente lo spirito e la lettera dell’accordo, e soprattutto non
garantisce che la diluizione non sia riconvertita in plutonio da armamenti.
Tutto questo è una sfortuna ed è sconcertante.
E ancora. La Russia ha
ratificato il Trattato Globale di Blocco dei Test Nucleari più di 17 anni fa.
Gli Usa non lo hanno ancora fatto.
Si sta sviluppando una massa
critica di problemi nella sicurezza globale. Com’è noto, nel 2002 gli Stati
Uniti sono usciti dal Trattato Anti-Missili Balistici. E pur essendo i
promotori della Convenzione sul divieto delle armi chimiche e della sicurezza
internazionale – essi stessi hanno avviato l’accordo – non riescono a
rispettare i loro impegni. Restano ad oggi l’unico e più grande detentore di
armi di distruzioni di massa. Inoltre gli Stati Uniti hanno posticipato la
scadenza per eliminare le loro armi chimiche, dal 2007 al 2023. Non sembra
opportuno per una nazione che sostiene di essere un campione di non
proliferazione e controllo.
Al contrario, in Russia il
processo è stato completato il 27 settembre di quest’anno. In questo modo il
nostro Paese ha contribuito significativamente al rafforzamento della sicurezza
internazionale. A tale proposito, i media occidentali preferivano tacere per
non notarlo, v’è stata una menzione da qualche parte in Canada ma è stato
tutto, poi il silenzio. Nel frattempo l’arsenale delle armi chimiche
immagazzinato dall’Unione Sovietica è sufficiente da uccidere la vita sul
pianeta più volte. Credo sia giunto il momento di abbandonare un programma
obsoleto. Mi riferisco a ciò che era. Senza dubbio dobbiamo guardare avanti,
dobbiamo smettere di guardare indietro. Sto parlando di tutto questo per capire
le origini dell’attuale situazione che sta prendendo forma.
Disarmo 2
Se mi chiedete se il disarmo
nucleare è possibile o no, direi, sì, è possibile. La Russia vuole un disarmo
nucleare universale o no? Anche qui la risposta è sì, la Russia lo vuole e
lavorerà per raggiungerlo. Questa è il lato buono.
Tuttavia, come sempre, ci
sono problemi che fanno pensare. Le moderne potenze nucleari ad alta tecnologia
stanno sviluppando altri tipi di armi, con maggiore precisione e solo
leggermente inferiori alle armi nucleari nella loro forza distruttiva. Le armi
nucleari includono bombe e missili che colpiscono grandi aree, trasportando una
potente carica che colpisce un territorio enorme con il potere dell’esplosione
e delle radiazioni. Le moderne forze armate ad alta tecnologia cercano di
sviluppare e mettere in servizio armi ad alta precisione, che si avvicinano
alle armi nucleari nel loro potere distruttivo; non proprio, ma vicino. Penso
che se lo prendiamo questo problema seriamente – vedo cosa sta succedendo nel
mondo: quelli che dicono di essere pronti sono pronti quanto hanno progredito
nello sviluppo e nella distribuzione di nuovi sistemi d’arma. Devo subito dire
che saremo pronti anche per questo mentre seguiremo attentamente ciò che sta
succedendo nel mondo, non appena il nostro Paese avrà nuovi sistemi non
nucleari, anche quelli non nucleari.
Disarmo 3
Non torniamo agli anni ’50.
Sono stati fatti tentativi per rimandarci indietro. Avete citato alcuni
accordi. Ci sono tre accordi in cui abbiamo sospeso la nostra partecipazione.
Perché l’abbiamo fatto? Perché i nostri partner americani non stanno facendo
nulla.
Non possiamo fare tutto da
soli. Abbiamo preso una decisione unilaterale per eliminare le nostre armi
chimiche e le abbiamo eliminate, come ho detto nei commenti di apertura. Ma i
nostri partner americani han detto che non faranno ancora la stessa cosa, perché
non hanno i soldi per questo.
Non hanno i soldi? La zecca
americana sta stampando dollari, ma non hanno soldi. Abbiamo trovato i soldi
per costruire gli stabilimenti per la distruzione delle armi chimiche. Credo
abbiamo costruito otto impianti, investendo enormi fondi nella costruzione e
nell’addestramento di personale. E’ stato un lavoro titanico. Stiamo pensando
adesso ad altri modi per utilizzare queste strutture.
Come ho detto quando parlavo
del plutonio, abbiamo creato un sistema per trasformare il plutonio degli
armamenti in combustibile in combustibile ad ossido misto. Sono serviti
oltretutto soldi e sforzi, perché la questione riguarda gli investimenti.
Abbiamo costruito un reattore e coordinato il metodo per distruggere questo
plutonio con gli americani. Ma poi hanno intrapreso un passo unilaterale in
violazione dell’accordo senza neanche avvisarci, come si dovrebbe fare tra
partner. Come lo sappiamo? Lo abbiamo appreso da una presentazione del bilancio
al Congresso. Hanno chiesto milioni di dollari per finanziare un nuovo metodo
di utilizzazione e hanno posticipato il processo per un periodo non
specificato.
No, non dovrebbe essere
così. Con questo nuovo metodo americano il plutonio può essere convertito in
armi. Non ci siamo ritirati da questi accordi ma li abbiamo sospesi, aspettando
una reazione normale dai nostri partner.
Speriamo riprendano i
negoziati.
Per quanto riguarda il
trattato anti-missilistico sono d’accordo con voi, l’ho detto molte volte, e
altri l’han fatto – tutti gli esperti sono d’accordo su questo –, che questo
trattato era la base della sicurezza internazionale nel campo delle armi
strategiche. Ma no, anni di negoziati con i nostri amici americani non sono
riusciti a convincerli a rimanere nei limiti del trattato.
Ora veniamo a conoscenza che
anche il nuovo trattato START non funziona. Non ci stiamo ritirando dal
trattato, anche se qualcosa può non funzionare con noi. Questo fa sempre parte
di un qualche tipo di compromesso. Tuttavia è meglio avere alcuni accordi
piuttosto che nessuno. Se lo capiamo, faremo qualsiasi cosa per rispettare i
nostri impegni, e li rispetteremo.
Ora torniamo al trattato
INF, sui missili a medio e breve distanza.
Hanno sempre detto, beh, non
sempre, ma recentemente abbiamo sentito molte accuse, la Russia avrebbe violato
questo trattato accampando qualche scusa. Saremmo tentati di farlo se solo non
avessimo missili per aria e per mare. Ora li abbiamo. Gli Stati Uniti avevano
tali missili, noi no.
Quando abbiamo accettato di
eliminare i missili a medio e corto raggio, l’accordo riguardava i missili
Pershing, che sono situati a terra, e i nostri sistemi missilistici.
Tra l’altro, quando i nostri
missili intermedi e a corto raggio sono stati eliminati il nostro ingegnere
capo si è suicidato, perché credeva di tradire il suo paese. Questa è una
storia tragica, cambiamola.
Tuttavia gli Stati Uniti
hanno ancora missili trasportabili per aria e per mare. Infatti questo è stato
un disarmo unilaterale anche per il lato sovietico, ma ora abbiamo missili sia
per aria che per mare. Avete visto quanto sono efficaci i missili Kalibr: dal
Mar Mediterraneo, dal Mar Caspio, dall’aria o da un sommergibile, qualunque
cosa si possa desiderare.
Abbiamo inoltre altri
sistemi missilistici oltre al Kalibr che ha una portata di 1.400 km, molto
potenti con una portata operativa di 4.500 km. Crediamo di aver solo bilanciato
la situazione. Se a qualcuno non piacesse e desiderasse ritirarsi dal trattato,
per esempio i nostri partner americani, la nostra risposta sarebbe immediata,
vorrei ripeterlo come avvertimento. Immediata e reciproca.
Elezioni presidenziali Russe del 2018
Vladimir Putin: È giunto il
momento di concludere …
Fyodor Lukyanov: Ecco perché
non stiamo ponendo questa domanda. Tuttavia, vorrei dirlo in modo indiretto.
Innanzitutto, il Club di Valdai ha difficoltà ad immaginare come dovremo incontrarci se prenderà una decisione diversa. Ci siamo abituati. Lei è come un talismano per noi. Sarà difficile.
Innanzitutto, il Club di Valdai ha difficoltà ad immaginare come dovremo incontrarci se prenderà una decisione diversa. Ci siamo abituati. Lei è come un talismano per noi. Sarà difficile.
Vladimir Putin: Significa che
non mi inviterà? O che mi cancellerà immediatamente dalla lista dei prodotti
alimentari come un soldato smobilitato?
Fyodor Lukyanov: Va bene siamo
s’accordo.
In secondo luogo, l’unico a cui
mancherebbe tanto quanto a noi – per fortuna o purtroppo, non c’è niente che
possiamo fare a riguardo – sarebbe il pubblico mondiale, in particolare il
pubblico occidentale. Perché attualmente sta svolgendo una funzione molto
importante.
Quando tutto è detto e fatto, lei è un polo – un polo del male probabilmente che consolida e mobilita. Non riesco semplicemente ad immaginare come potrebbero andare avanti senza di lei. Quindi mi sembra che dovrebbe pensare molto prima di prendere una decisione. Il mondo ha bisogno di lei!
Quando tutto è detto e fatto, lei è un polo – un polo del male probabilmente che consolida e mobilita. Non riesco semplicemente ad immaginare come potrebbero andare avanti senza di lei. Quindi mi sembra che dovrebbe pensare molto prima di prendere una decisione. Il mondo ha bisogno di lei!
Vladimir Putin: Guardai Petr
Aven e mi vennero in mente i nostri oligarchi. In chiusura, vi racconterò una
storia meravigliosa.
Un oligarca è andato in bancarotta (non Aven, sta andando bene, parleremo ancora dello sviluppo di Alfa Group, ma cose simili capitano) e sta parlando con sua moglie. Questo è una vecchia barzelletta- così vecchia che gli è cresciuta una barba – probabilmente più lunga della sua. Così le dice: “Sai, dovremo vendere la Mercedes e comprare una Lada.” “Bene.” “Dobbiamo spostarci dalla casa Rublyovka al nostro appartamento a Mosca.” “Okay.” “Ma mi amerai ancora? “E lei:” Ti amerò moltissimo, e mi mancherai tanto “. Quindi non credo che mancherò loro molto a lungo.
Un oligarca è andato in bancarotta (non Aven, sta andando bene, parleremo ancora dello sviluppo di Alfa Group, ma cose simili capitano) e sta parlando con sua moglie. Questo è una vecchia barzelletta- così vecchia che gli è cresciuta una barba – probabilmente più lunga della sua. Così le dice: “Sai, dovremo vendere la Mercedes e comprare una Lada.” “Bene.” “Dobbiamo spostarci dalla casa Rublyovka al nostro appartamento a Mosca.” “Okay.” “Ma mi amerai ancora? “E lei:” Ti amerò moltissimo, e mi mancherai tanto “. Quindi non credo che mancherò loro molto a lungo.
Fyodor Lukyanov: Anche a noi
mancherà, fino alla prossima riunione del Club Valdai.
Un grande grazie a tutti i
partecipanti. Grazie a tutti i nostri colleghi. Credo che oggi abbiamo coperto
moltissimi temi, forse abbiamo registrato un record.
Grazie mille. Vi auguro il meglio.
Grazie mille. Vi auguro il meglio.
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Traduzione in italiano a
cura di Sascha Picciotto e Marco Bordoni per SakerItalia.it
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